Miti da sfatare

I tappi migliori per il vino

Il vino buono è solo nei tappi di sughero! La tradizione e il rituale, soprattutto nel nostro Paese, ci fa pensare che sia un'ovvietà: ma è davvero così?

Il tappo di sughero è un ottima tappatura per il vino, ma ci sono molti metodi alternativi di grande qualità.

Ah, il sommelier che arriva, taglia con gesti esperti la capsula del vino, pulisce il tappo e conficca il cavatappi nel tappo di sughero, estraendolo in pochi istanti e annusandolo brevemente per controllarne la qualità! D’altra parte si sa, il vino buono è per forza di cose tappato con un tappo di sughero, i tappi a vite sono solo per i vini da supermercato, e altri tipi di tappo… aspetta, ma esistono altri tipi di tappo? Suona familiare questo modo di pensare? Se è capitato di pensarlo anche a voi non sentitevi in colpa, è molto comune e in fondo normale, soprattutto perché in Italia, a differenza per esempio di Paesi come la Nuova Zelanda o l’Australia, tappi diversi dal sughero sono ancora rari, anche se sempre più diffusi (come forse avrete anche scoperto in qualche bottiglia ricevuta da Vinevo in questi mesi). Vediamo qualche pro e qualche contro.
1.

Tappi di sughero

Rimane ancora di gran lunga il tappo più utilizzato – 91 dei primi 100 vini al mondo nel 2021 era tappato con tappi di sughero. È il metodo più tradizionale, garantisce un affinamento perfetto proteggendo al tempo stesso il vino dagli agenti esterni, e il momento della stappatura, che sia tra amici o fatta da un sommelier professionista, ha quel non so che di rituale che piace sempre tantissimo. Certo nonostante si lavori per rendere i tappi sempre migliori, ci sono ancora problemi di muffe o malattie in una percentuale di tappi, che possono trasmettere cattivi odori al vino – anche se ora esistono anche tappi tecnologici agglomerati, che prevengono la formazione del cosiddetto odore di tappo. Rimane che se la conservazione non è perfetta, il tappo può seccarsi nel tempo, lasciando passare troppa aria (che è quello che non vogliamo).

2.

Tappi sintetici

Questi sono i tappi che si mimetizzano – non sono di sughero ma fingono di esserlo, così l’appassionato non si fa prendere dalla tachicardia. Sono in effetti visivamente molto simili ai tappi di sughero, ma prodotti con lattice e silicone, che non rilasciano odori e isolano dall’ambiente esterno. Certo che qualche dubbio lo lasciano: non tutti sono riciclabili o a basso impatto ambientale, e soprattutto potrebbero non garantire la stessa qualità di affinamento nel tempo (è ancora passato troppo poco tempo dalla loro introduzione per saperlo davvero). E poi sì, si mimetizzano ma si vede che non sono di sughero, e la tachicardia del purista riparte.

3.

Tappi in vetro

Va bene, questi sono rari. Rari e molto belli da vedere. Rari, molto belli da vedere, e scomodissimi da stappare, ma questo magari è solo il parere di chi scrive. In ogni caso sono rari in Italia, ma ben più diffusi in Germania, dove sono nati. Non hanno il problema di eventuali riduzioni, muffe o difetti portati dal tappo, garantiscono ottima ermeticità permettendo comunque l’evoluzione del vino in bottiglia. Ma è difficile credere che cresceranno molto nella loro diffusione, rimanendo più una piacevole novità quando troveremo una bottiglia chiusa in vetro (piacevole fino al momento di provare a stapparla, ma appunto, magari sono solo io ad avere paura di rompere tutto).

4.

Tappi a vite

Eccolo, il terrore del purista! Altro che rituale della stappatura, altro che attento taglio della capsula, altro che gesti iconici, qui abbiamo il tappo dell’acqua da girare con il suo CRACK quando lo apri la prima volta. O no? In realtà i tappi a vite utilizzati in questi anni per il vino sono molto complessi e arrivano a costare quanto i migliori tappi di sughero. Uno degli aspetti positivi è che, essendo inerti, non si corre il rischio di muffe o contaminazioni nel vino, che risulterà sempre perfetto al momento della stappatura. Un possibile problema è che l’evoluzione in bottiglia, vista l’assenza di contatto con l’ossigeno permesso dalla permeabilità del sughero, è estremamente limitata. Anche da questo punto di vista però i produttori stanno sviluppando nuovi tappi che garantiscono una permeabilità diversa a seconda delle necessità dei vini (un bianco da bere giovane avrà certo bisogno di qualcosa di diverso da un rosso da invecchiamento!).

La realtà è forse che non c’è una sola risposta, e ogni produttore trova la sua a seconda di tradizione ed esperienza. Certo, il fascino di un tappo di sughero rimane imbattibile – sarà anche per questo che Francia e Italia sono i Paesi in cui il tappo a vite è arrivato più a fatica, mentre è molto diffuso nei paesi di tradizione vitivinicola più recente. Ma in fondo il CRACK di un tappo a vite è anche un modo in codice per sussurrare “non sa di tappo, non sa di tappo, non sa di tappo”. La tecnologia continuerà a migliorare per garantire sempre maggiore sostenibilità da un lato, e qualità nell’affinamento del vino dall’altro, e i produttori continueranno a trovare le loro risposte. La cosa che conta è che, a prescindere dal tappo, una volta stappato il vino sia perfetto e pronto per un brindisi.