Tema del mese

La Grande Madre

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle donne del vino italiane

Gea io canterò, la madre universale, antichissima, che nutre tutti gli esseri

La Grande Madre, dea della natura, della creazione, della fecondità e della spiritualità è una divinità femminile primordiale, fin dal Neolitico identificata con la Terra, luogo della mediazione fra il mondo umano e quello divino. Nelle società matriarcali ogni donna è espressione dell’energia della Grande Madre. Ed è proprio questa energia creatrice il fil rouge che Italo Maffei, il nostro esperto selezionatore, ci propone per questo marzo, accompagnandoci alla scoperta di alcune delle donne del vino italiane.
1.

L'energia creatrice della Grande Madre

Nelle diverse culture e attraverso i millenni Madre Terra, Gaia, Pachamama, Cibele, Magna Mater rappresentano sempre il processo della creazione, l’eterno ciclo della vita umana, della natura e dell’universo. Nel mondo greco, Gea, la Terra, è la divinità primigenia che si autocreò dal Chaos dando origine a tutti gli Dei. Recita un antico inno greco:

Gea io canterò, la madre universale, antichissima,
che nutre tutti gli esseri, quanti vivono sulla terra;
quanti camminano, quanti sono nel mare e quanti volano,
tutti si nutrono dell’abbondanza che tu concedi.
Grazie a te gli uomini sono fecondi di figli e ricchi di messi
.

È vero che tutti i lavori in vigna e in cantina seguono una routine consolidata e concepita da una ratio, ma tutto ciò che esiste in natura procede da un primo potere creativo, assoluto e totale, che fin dall’alba dei tempi è femminile. La donna era ed è depositaria dell’energia stessa della vita e della creatività. Per questo, io guardo con occhi pieni di curiosità quello che le donne del vino propongono, affascinato da quella sensibilità che le rende uniche. Le donne coltivano la terra con rispetto, la rendono feconda, proteggono il frutto prodotto con passione, e lo trasformano guidate dalla loro abilità ed esperienza, certo, ma mi sorprendo spesso a pensare, forse anche dallo spirito della Terra Madre, che in loro è da sempre vivo.
Che continui il nostro viaggio.

2.

Marina Holwen Fogarty

In alto Piemonte è il massiccio del Monte Rosa a darci il benvenuto, in un territorio fortemente vocato alla produzione del Nebbiolo, localmente chiamato Spanna. A Maggiora, in provincia di Novara, troviamo la cantina Antonio Vallana, un’azienda con oltre due secoli di storia. Oggi Marina Holwen Fogarty, nipote di Bernardo Vallana, prosegue sulla strada indicata dalle precedenti generazioni, non disdegnando approfondite ricerche per esplorare le potenzialità ancora sconosciute del territorio. Il suo lavoro, sicuramente, ci riserverà grandi sorprese.

3.

Cornelia Tessari

A Monteforte d’Alpone in provincia di Verona, nella pregiata zona classica del Soave, troviamo l’azienda Cornelia Tessari. Cornelia, con il padre e i due fratelli, si dedica alla coltivazione e allo studio della Garganega nella forma tradizionale della pergola veronese, adottata dalla famiglia fin dagli anni ‘30. Tutti i vigneti sono coltivati con un disciplinare biologico, per favorire la naturale biodiversità.

Cornelia Tessari

4.

Emanuela Bincoletto

A Noventa di Piave, in provincia di Venezia, lavora Emanuela Bincoletto, erede di Ilario Bincoletto, che nel 1979 fondò l’azienda agricola Tessère. Oggi Emanuela può essere considerata la regina del Raboso. Io la trovo una donna forte e coraggiosa, non solo per aver sfidato un vitigno mai domo, ma anche per l’attenzione dedicata alla natura, alle scelte biologiche e alla sostenibilità. Non bastassero questi impegni, dedica il suo tempo alla Fattoria Didattica, all’agriturismo e alla promozione della zona, occupandosi della Strada dei Vini del Piave. Per non farsi mancare nulla, si dedica anche all’altra azienda agricola di proprietà: Ladairocs a Faedis in provincia di Udine. 

Emanuela Biancoletto Tessere

5.

Camilla Rossi Chauvenet

L’azienda agricola Massimago si trova a Mezzane di Sotto in provincia di Verona. La sua storia è antichissima, risale al 1883, quando fu acquistata dalla famiglia Cracco, che ancora oggi ne vanta la proprietà.
Dal 2003, l’immensa responsabilità di rilanciare l’azienda è sulle spalle di Camilla Rossi Chauvenet, che ha saputo dare nuovo slancio con progetti innovativi. L’utilizzo di pratiche biologiche, la salvaguardia dei vecchi vigneti a pergola veronese e i nuovi impianti a guyot sono i principali strumenti che Camilla sta utilizzando nella ricerca dell’identità e del carattere che la vallata di Mezzane può esprimere.

Camilla Rossi Chauvenet Massimago

6.

Silvia Corazza

A Ponte Ronca, in provincia di Bologna, troviamo l’azienda Lodi Corazza. Dal 1726 la famiglia Lodi si occupa di agricoltura e i primi documenti che attestano la vendita di vino risalgono al 1877. Verso la fine degli anni cinquanta la proprietà venne in parte ereditata da Maria Luisa Lodi, che successivamente la passò ai figli. La loro fu un’eredità da far tremare i polsi, per storicità e importanza, ma Silvia Corazza e il fratello Cesare hanno saputo intraprendere la sfida senza timori di sorta. Non a caso oggi sono tra i maggiori interpreti del pignoletto in tutte le sue versioni: ferma, frizzante e spumeggiante.

7.

Patrizia Cencioni

A Montalcino, in provincia di Siena, Patrizia Cencioni gestisce un’azienda tutta al femminile assieme alle figlie Annalisa e Arianna. La proprietà si sviluppa su una superficie di circa 50ha, 9 dei quali a vigneto, piantati nel lontano 1989 anno di fondazione della cantina.

Patrizia Cencioni

8.

Elisabetta Musto Carmelitano

Dal 2005, Elisabetta Musto Carmelitano gestisce l’azienda familiare, un’eredità costruita sulla dura fatica dalle tre generazioni che l’hanno preceduta. Siamo a Maschito, in provincia di Potenza, e quattro sono gli ettari vitati coltivati con attenzione e scelte biologiche. I suoli sono vulcanici e la varietà di riferimento di Elisabetta è una delle più importanti del panorama italiano: l’Aglianico.

Elisabetta Musto Carmelitano

È anche grazie alla storia di queste produttrici che possiamo considerare quanta acqua è passata sotto i ponti della storia, e forse anche quanto nei secoli è stato sottratto al mondo femminile. Per comodità o forse per un maleficio, avevamo perso la visione di cosa le donne sono davvero, della loro forza, del desidero di libertà e di indipendenza che esigono ed esprimono. Di quanto possano essere sagge, coraggiose e temerarie.

In alto i calici e cin cin!
Italo Maffei